Anno 2019
Dimensioni 60×40
Opera eseguita in computer grafica.
Bozza originale in cartaceo disponibile.
Filosofica 1 è la prima di due opere ispirate all’amore per la sapienza, amore che ha origine, secondo la tradizione platonica e aristotelica, da un senso di stupore e sgomento, “Thaumazein”. La campana sita nel triangolo equilatero alla sinistra del quadro, indica proprio il risveglio esistenziale a questa spaventevole meraviglia.
A seguire un brano tratto da “Gli inesistenti”, uno degli scritti dell’autore in merito alle origini della parola Thaumazein:
“L’antica mitologia greca ci narra che Taumante, oscuro e misterioso figlio del Mare e della Terra, generò assieme ad Elettra, figlia dell’Oceano, la bellissima Iride, personificazione dell’arcobaleno e messaggera degli dei e le tremende e orribili Arpie.
Sembra questa proprio una strana genealogia e per comprenderne il senso allegorico ho cercato alle radici delle parole, soprattutto il nome Taumante.
Secondo il grande filosofo Platone questo nome deriva dal greco “Thauma”, che significa stupore, ma per alcuni anche meraviglia e angoscia (così per Emanuele Severino). Dalla parola Thauma ne deriva Thaumazein, che è il termine usato, oltre da Platone, anche da Socrate e Aristotele per definire causa e principio della filosofia.
Quindi, Secondo Platone, Socrate (tramite Platone ovviamente) e Aristotele, non potrebbe esserci filosofia, amore e passione per la sapienza, senza quel primordiale stupore e senso di meraviglia, ma che è contemporaneamente anche angoscia per l’inatteso e l’incomprensibile.”
Sempre nel triangolo sono riconoscibili le due carpe cosmiche, simbolo di interazione e fecondità tra i generi maschile e femminile (principi Yin e Yang del Taijitu). Al centro del triangolo tre quadrati blu e a destra un ventaglio di colori iridescenti, che rappresentano rispettivamente le tre Arpie e Iride.
Dal testo dell’autore:
“Riprendendo ora la narrazione del mito, non sembra più così strano che da Taumante, figura oscura e misteriosa, tanto che non se ne conosce nulla dell’aspetto e del carattere, ne derivi una prole così improbabile: Iride e Le Arpie; l’incantevole bellezza dell’arcobaleno e la brutalità di esseri che rapiscono (Odissea), perseguitano (Le Argonautiche e Divina Commedia) e insozzano (Orlando Furioso). Come dire che da un evento stupefacente, ne può derivare non solo meraviglia, ma anche angoscia profonda e terribile.”
Proseguendo la lettura dell’opera verso destra, oltre la forma del triangolo equilatero, si evidenzia il cerchio, ora simbolo della circolarità temporale contenente le parole di un altro testo di Andrea Zaniboni, “Il Trovatore”:
“Colui che non si appaga del vero, dell’originale, ma a farsi uno con la fonte mira; colui che non trova vero godimento in ciò che è sensibile e mutevole; colui che decide di seguire la via più discussa ma meno frequentata è colui che trova l’Assoluto.
Per questa via si giunge nel luogo più interno, oltre il mezzo e il centro, il visto e l’udito, perché è da lì che ha origine ogni spazio e tempo relativo. È invero un cammino privo di direzione dove l’orizzonte coincide col centro del midollo delle ossa. Qui il trovato è prima del cercato perché nell’origine vi è il fine.
Perciò è detto che la perdita è illusione e il guadagno non ha durata, dato che è perso fin dal principio, ma che con ciò non si rischi di rendere vana l’esistenza. Infatti, pur capendo che essa stessa è partecipe a una grande illusione, di questa stessa illusione è necessario farne la realizzazione più vera. Ma ciò non è pari a far del carbone un diamante o del piombo oro zecchino, ma riconoscere nel carbone e nel piombo la stessa essenza che è nel diamante e nell’oro zecchino e in tutte le altre cose dell’Universo.”
Oltre il cerchio si giunge alla figura del quadrato, che contiene il simbolo dell’occhio sopra la trivella (già usato in Bestiario), rappresentazione del tentativo di sondare il senso allegorico dell’opera, da parte dell’autore ma anche dell’osservatore. Sempre all’interno del quadrato si evidenzia un piccolo Triquetra, o nodo trinitario, simbolo di perfezione.
Le tre figure geometriche, quadrato, cerchio e triangolo equilatero, sembrano generarsi l’una dall’altra, emanate in principio dall’interazione gravitazionale dei tre astri Sole, Terra e Luna.
Questa interazione è rappresentata dalla grande onda di luce che fa da sfondo a tutti gli altri elementi.